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Se compi sempre questo gesto potresti avere una patologia molto seria e non saperlo: meglio correre dal medico

Compiere sempre questo gesto potrebbe indicare la presenza di una seria patologia e senza però esserne consapevoli. 

A volte pretendiamo troppo da noi oppure dagli altri. L’eccesso è sempre un pessimo segnale. Ci sono infatti gesti in sé perfettamente normali ma che, se spinti al parossismo, possono diventare distruttivi fino a sfociare nel patologico. Da qui allo sviluppo di manifestazioni come stress cronico, ansia e depressione il passo è breve.

Attenzione: se hai questa abitudine ricorrente è meglio andare dal medico – corrieresardo.it

Ma non è tutto: compiere sempre un determinato gesto porta anche a incubare sentimenti di autocritica e a valutarsi in maniera negativa. Anche la critica in sé non è un male. Mai dimenticare che critica viene da krisis, che significa in greco tanto giudizio quanto scelta.

Per scegliere bene occorre prima aver giudicato bene, dunque la critica è indispensabile. Ma è anche vero che essere ipercritici, non solo verso sé stessi ma anche nei riguardi degli altri, porta inevitabilmente a trasformarsi in maniacali censori, a essere troppo rigidi e a guastare le relazioni coi nostri fratelli in umanità. 

Attenzione: fare sempre questo gesto potrebbe essere indice di una patologia molto seria

Ci riferiamo, lo avrai capito, al perfezionismo. In altre parole parliamo della ricerca quasi ossessiva di standard elevati rispetto a comportamenti da mettere in pratica. Il problema è che il perfezionista coltiva aspettative irrealistiche ed eccede nella critica, arrivando a punire sé stesso o il prossimo quando non riesce a ottenere il risultato prefissato.

Non c’è niente da fare: se resta anche solo una macchiolina la persona perfezionista non si accontenta – Corrieresardo.it

Una volta il saggio filosofo-contadino Gustave Thibon ha scritto: «L’ideale compie la funzione di alzo: coloro che hanno maneggiato armi da fuoco sanno che per colpire lontano sulla terra, bisogna mirare alto verso il cielo». Ma cosa succede quando miriamo troppo in alto? Succede che ci si trasforma in perfezionisti, impegnati a controllare ogni minimo errore o incertezza.

Esistono tre tipi di perfezionismo: autodiretto (orientato verso se stessi), orientato verso gli altri e socialmente prescritto, Il perfezionista autodiretto pretende troppo da sé: è ossessionato dai propri fallimenti e rischia di andare incontro ad ansia, anoressia nervosa, depressione e bassa autostima. Il perfezionista orientato agli altri invece pretende troppo dal prossimo e diventa rigido, ipercritico e colpevolizzante quando gli altri, inevitabilmente, falliscono.

Quando il desiderio di perfezione diventa una malattia

Infine c’è il perfezionismo socialmente prescritto. Questo tipo di perfezionista crede che gli altri si aspettino grandi cose da noi e ha il terrore di deludere le aspettative. Di conseguenza si macera nella rabbia, nell’ansia e nella depressione. In fondo il perfezionista, di qualunque tipo, è un irrealista: si pone mete irraggiungibili senza averne consapevolezza.

La ricerca del proverbiale pelo nell’uovo è un grande classico del perfezionista – Corrieresardo.it

Quel che è peggio è che è convinto che i fallimenti siano dovuti allo scarso impegno, non all’irraggiungibilità della meta. Perciò moltiplica gli sforzi e le regole per avere successo (quasi sempre invano). Un conto è la ricerca della perfezione come sprone, come ideale-limite, consapevoli che non verrà mai raggiunta. Voler fare le cose al meglio aiuta a fare bene il proprio lavoro spingendo al massimo motivazione e impegno.

Un altro conto però è il perfezionismo, un eccesso che rischia di diventare una malattia alimentata a colpi di controllo maniacale, regole rigide, ipercriticismo. Che fare quando la perfezione si tramuta in una smania? In casi come questi può aiutare un percorso terapeutico in grado di ridimensionare le “mire” troppo elevate del perfezionista riportandolo verso standard personali più realistici. 

Emiliano Fumaneri

Veronese di nascita, ho vissuto molti anni in Trentino-Alto Adige (Merano, Trento, Rovereto). Vivere in una regione di confine così ricca di storia e di strazi ha suscitato in me la passione per le lingue straniere e la curiosità per culture e costumi differenti. Mi appassionano anche la geopolitica e le tematiche ambientali.

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