I permessi della Legge 104 sono disciplinati da una ferrea normativa. Si rischia di perdere l’agevolazione svolgendo un certo lavoro.
I dipendenti che assistono un familiare con disabilità e i lavoratori con menomazione riconosciuta possono contare sui permessi da lavoro di tre giorni al mese, ma perdere il diritto è più semplice di quanto non si possa pensare. La Legge 104 nasce per migliorare la qualità della vita delle persone con una minorazione fisica, psichica o sensoriale riconosciuta da un’apposita Commissione.
La disabilità porta ogni giorno ad affrontare numerosi ostacoli sia sul lavoro che nella vita privata. Da qui l’esigenza di sostenere i soggetti con disabilità e i caregiver, ossia i familiari che se ne prendono cura. Tra gli aiuti rivolti ai lavoratori le misure più note sono il congedo straordinario che dura al massimo due anni (non necessariamente continuativi) e i permessi di tre giorni al mese.
Entrambe le agevolazioni consentono di assentarsi dal posto di lavoro continuando a ricevere la retribuzione e senza rischiare ripercussioni da parte del datore di lavoro. Il diritto ai permessi, però, è legato al rispetto di alcuni requisiti fondamentali. In particolare oggi ci soffermeremo su un dettaglio ignorato da molte persone. C’è il rischio di perdere il beneficio svolgendo un’attività di lavoro part time.
Permessi Legge 104 e lavoro part time: quando si rischia di perdere il beneficio
In caso di contratto di lavoro part time occorre riproporzionare i tre giorni di permesso concessi mensilmente dalla Legge 104? A dare chiarimenti l’INPS con la circolare numero 45/2021. L’ente della previdenza sociale ha sottolineato come i permessi giornalieri mensili retribuiti non debbano essere riproporzionati qualora le lavoratrici e i lavoratori abbiano un contratto di lavoro part time verticale o misto con percentuale della prestazione lavorativa oltre il 50% rispetto al full time.
L’INPS si è allineata, dunque, alle decisioni prese in precedenza dalla Corte di Cassazione, sezione Lavoro. Nessuna decurtazione nonostante il ridotto orario di lavoro, perché i permessi sono misure di tutela della salute psicofisica della persona disabile e in quanto tali fanno riferimento a un diritto non comprimibile, ossia che non deve essere ridotto.
Questo, ribadiamo, qualora la prestazione di lavoro part time sia articolata in un numero di giorni superiori al 50% rispetto alle giornate ordinarie. I permessi rientrano tra i diritti a connotazione non strettamente patrimoniale che devono essere salvaguardati da eventuali riduzioni per una minore durata delle prestazione lavorativa. Si tratta, infatti, di misure volte ad assicurare la continuità delle cure e dell’assistenza del familiare disabile.