Pessime notizie per i pensionati italiani. Secondo quanto trapela da fonti politiche, il Governo sta pensando a un taglio del 20%.
Il tema delle pensioni è, da sempre, uno dei più caldi nel panorama italiano. Non si tratta solo di una questione politica. E nemmeno soltanto economica. Si tratta, invero, di qualcosa che afferisce pienamente anche al sociale e al senso di comunità. Insomma, notizie come quella di cui vi parliamo oggi, segnano profondamente l’intero Paese. I pensionati italiani vedranno scendere del 20% il proprio assegno pensionistico.
Da sempre, si invoca una riforma pensionistica, che possa includere non solo cambiamenti circa l’età pensionabile. Ma anche che possa incidere sugli importi degli assegni stessi. Di certo, la notizia che gli stessi possano scendere, anche del 20%, è qualcosa che nessuno poteva immaginare. Né, evidentemente, auspicare.
Probabilmente, dunque, assisteremo a un autunno molto caldo, quando, quindi, il Governo dovrà prendere delle decisioni forse impopolari. E, di certo, non mancheranno le polemiche, che nasceranno sicuramente dai pensionati, anche se c’è da immaginare che i Sindacati possano andare in breve tempo sul piede di guerra.
Secondo le indiscrezioni che trapelano dal mondo della politica, infatti, il Governo presieduto da Giorgia Meloni starebbe valutando la possibilità di introdurre una Quota 41 universale per l’accesso alla pensione. Questa misura permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica e da altri requisiti attualmente in vigore.
Tuttavia, per limitare i costi associati a questa riforma, l’importo dell’assegno pensionistico verrebbe calcolato utilizzando il metodo contributivo. E così, dunque, potrebbe scendere sensibilmente – anche del 20% appunto – l’importo dell’assegno mensile percepito dai pensionati. Peraltro, resta da capire cosa sarà di misure come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale, la cui scadenza è prevista per il 2025.
Per dirla in maniera molto prosaica: mancano i soldi. Riuscire a bilanciare il volere politico con la disponibilità finanziaria è oggi il problema principale dell’Esecutivo. L’introduzione di una Quota 41 universale viene vista come un compromesso, con un taglio dell’assegno pensionistico fino al 20% per garantire la sostenibilità finanziaria del sistema.
Attualmente, la Quota 41 è riservata a categorie specifiche di lavoratori precoci, ma la sua estensione a tutti i lavoratori potrebbe coinvolgere circa 100.000 persone nel 2025. Questo permetterebbe un’uscita anticipata dal lavoro di uno o due anni rispetto ai requisiti della Legge Fornero, che prevede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
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